Bologna, giovedì 6 marzo 2025 – In un articolo intitolato “Il tempio del trotto in pericolo”, pubblicato qualche giorno fa il giornale Le Parisien scrive: “che per i più ottimisti, il futuro dell’ippodromo di Vincennes è segnato. Per i pessimisti, la spada di Damocle è ancora appesa a un labile filo”. Inaugurato nel 1863, l’ippodromo del Plateau de Gravelle fa parte del patrimonio delle corse al trotto e gode di fama internazionale.
Ma il SETF non ne è il proprietario e l’inciampo nelle trattative con il Comune di Parigi per il rinnovo del contratto di locazione, firmato nel 1974 e scaduto il 31 dicembre 2024, dà l’impressione della fine di un ciclo e che la proroga del contratto fino al 31 agosto 2025 potrebbe essere realmente il termine definitivo.
Vincennes, come è noto, è l’ippodromo che genera più puntate, il 19,5% del fatturato della PMU (il totalizzatore nazionale francese) e, dal punto di vista logistico, la sua vicinanza al Domaine de Grosbois, gli consente di offrire ogni inverno giornate stracolme di partenti e una ottima presenza di pubblico .
Abbandonare il Tempio del Trotto, mentre il PMU è in crisi e il volume di gioco sta pericolosamente scendendo, è una scommessa tanto rischiosa quanto incongrua, sapendo anche che il costoso impianto di illuminazione della pista principale, è attivo da soli quaranta mesi. Nel frattempo Charlotte Libert, sindaco di Vincennes dal 2020, ha dichiarato che “privare l’Est di Parigi di un tale motore di attrazione è inimmaginabile e invita tutti a mobilitarsi”.
Dagli attuali 500.000 euro all’anno, l’affitto salirebbe a 5 milioni di euro, senza contare l’obbligo di realizzare lavori stimati in 42 milioni di euro. Dietro le quinte, il dito è puntato contro France Galop, la “sorella gemella” che, nel 2012, ha firmato una convenzione di occupazione del demanio pubblico per gli ippodromi di Longchamp e Auteuil, il cui canone indicizzato ammonta a circa 10 milioni di euro.
Anche se il presidente del SETF e i suoi dirigenti volessero mantenere Parigi-Vincennes, non si può escludere che le trattative falliscano a causa delle condizioni finanziarie. Se necessario, Enghien, che ha ospitato tre edizioni del Prix d’Amérique dopo la seconda guerra mondiale, è considerata il “piano B”. Perché, a differenza di Vincennes, la casa madre del trotto possiede l’ippodromo di Plateau de Soisy, che dal 2017 è un ippodromo monodisciplinare. Ma non mancano i punti di divergenza tra Vincennes ed Enghien, tra cui la pista di sabbia, che favorisce la velocità ma è criticata per la sua non eccellente compattezza.
Il direttore delle funzioni di trasformazione e supporto del SETF, Arnaud Barentin, di concerto con le commissioni legate al lavoro delle squadre di Enghien, assicura che è possibile trasporre la pista di Vincennes nel secondo ippodromo parigino del trotto, in una nuova arena modulare. “Sarebbe la “pista” di Vincennes su una “nuova” Enghien” , ha indicato Jean-Pierre Barjon lasciando il Comitato di novembre a Vincennes. Ci troveremmo in un ippodromo del futuro, modulare e automatizzato, che potrebbe avere un suo modello economico. Potrebbe trarre ispirazione dai migliori al mondo con esperienze completamente diverse, come le riprese televisive tipo Formula1 potendo usufruire di una pista opportunamente attrezzata”.
Lunedì scorso, nello spogliatoio dei guidatori a Caen, molti driver sembravano rassegnati. “Triste per la storia”, “Mi fa male il cuore ma ci adatteremo, come abbiamo sempre fatto”, “Se è questo o la morte, non abbiamo molta scelta…”. Trasferire Vincennes a Enghien sarebbe chiaramente una scelta sbagliata. Un’operazione che avrebbe un impatto negativo sul Domaine de Grosbois e gravi conseguenze, a livello logistico e organizzativo per tutto l’universo trottistico che ruota su Vincennes